Codice Civile art. 41 - Responsabilità dei componenti. Rappresentanza in giudizio.Responsabilità dei componenti. Rappresentanza in giudizio. [I]. Qualora il comitato non abbia ottenuto la personalità giuridica, i suoi componenti rispondono personalmente e solidalmente delle obbligazioni assunte [38, 2317, 2320, 2509-bis]. I sottoscrittori sono tenuti soltanto a effettuare le oblazioni promesse. [II]. Il comitato può stare in giudizio nella persona del presidente [75 4 c.p.c.]. InquadramentoTutti i componenti rispondono delle obbligazioni assunte dal Comitato personalmente ed illimitatamente, senza distinzione tra chi ha agito e chi non ha agito, in concreto, per conto del comitato medesimo, senza che abbia rilevanza la veste particolare di chi ha posto in essere l'attività, se cioè mandatario, organizzatore, presidente, componente. Giurisprudenza e dottrina sono concordi nel ritenere che i componenti del comitato siano responsabili non solo per le obbligazioni negoziali, ma anche per quelle derivanti da fatto illecito, purché connesse all'esercizio di un'attività posta in essere per il comitato stesso (Basile, in Tr. Res., 1982, 1539). È evidente la diversità di regime rispetto alla disciplina prevista per gli organizzatori: in virtù dell'art. 40, infatti, questi ultimi e coloro che assumono la gestione dei fondi sono responsabili, personalmente e solidalmente fra loro, della conservazione ed erogazione secondo lo scopo dei fondi medesimi ma la responsabilità non si estende a chi è rimasto estraneo alla condotta rimproverata. Nel comitato, pertanto, la responsabilità dei componenti deriva dalla loro qualità. Sovente, in dottrina, si afferma che questa responsabilità non sarebbe estensibile ai membri onorari, ma l'argomento non è pacifico nelle interpretazioni che sono state offerte dell'art. 41. Responsabilità dei componentiI comitati godono di una autonomia patrimoniale deteriore rispetto a quella accordata alle associazioni non riconosciute: in particolare, per quanto riguarda i componenti, è la mera “posizione” del soggetto, all'interno dell'ente, a rendere operativo il regime di responsabilità, che è personale e solidale per le obbligazioni assunte (Cass. n. 134/1982). Un'opinione che ha trovato precedenti anche in giurisprudenza, esclude che il componente possa essere chiamato a rispondere delle obbligazioni assunte da taluni soltanto dei membri e senza il consenso degli altri. Qualora il comitato attraversi una vicenda strutturale modificativa (ad es., acquistando la personalità giuridica o trasformandosi in fondazione) i rapporti giuridici posti in essere dai componenti del comitato medesimo, in stretta connessione con il perseguimento delle sue finalità, non si estinguono per effetto dell'indicata vicenda evolutiva, ma si conservano e vengono acquisiti dall'ente dotato di personalità giuridica, ferma restando la responsabilità personale e solidale dei predetti componenti. Un regime in parte “specializzante” è stato dedotto dalla giurisprudenza per i componenti dei comitati che siano enti pubblici territoriali: in tal caso, la responsabilità è limitata agli impegni finanziari assunti con rituali delibere debitamente autorizzante, con la conseguenza che la responsabilità dell'ente non può essere affermata nemmeno con sentenza di mero accertamento dell'obbligo (Cass. n. 14453/2006). Ove, infine, il comitato sia costituito da un ente pubblico non economico, ove manchi del riconoscimento della personalità giuridica di diritto pubblico, eaao configura una struttura privatistica la quale opera nell'ambito del diritto privato con piena autonomia di gestione. Non preclude, peraltro, tale qualifica la circostanza che l'ente in questione si rilevi privo di autonomia nell'attività di raccolta dei fondi da impiegare per il raggiungimento dello scopo, atteso che ciò che caratterizza un tal tipo di ente è il fatto del suo costituirsi per uno dei fini indicati dall'art. 39 c.c. e la esistenza di un fondo con cui perseguire detto fine, e non certo l'attività di raccolta dei fondi stessi. Di talché, anche in tal caso, esso ha - pur privo di personalità giuridica - la titolarità piena e diretta dei rapporti patrimoniali relativi sia a beni mobili che immobili, e risponde delle obbligazioni assunte dai suoi rappresentanti (Cass.n. 15303/2022). Acquisto della personalità giuridicaL'art. 41 là dove reca l'inciso «qualora il comitato non abbia ottenuto la personalità giuridica» espressamente riconosce che il comitato può essere una persona giuridica, e ciò emerge pure dalla Relazione del Ministro Guardasigilli al Codice Civile del 4 aprile 1942 (v. retro, sub art. 40). La dottrina ritiene che, acquistando la personalità giuridica, il comitato assuma la veste della fondazione o dell'associazione. Nella giurisprudenza, questa opinione sembra condivisa essendo ricorrente, nelle massime, il riferimento a «comitati evolutisi in un ente munito di personalità giuridica, nelle forme dell'associazione riconosciuta o della fondazione» (Cass. n. 4902/1977); tuttavia, n altri arresti (anche recenti) non si hanno resistenze nel parlare, semplicemente, di «comitati riconosciuti» (Cass. n. 19114/2014; Cass. n. 21880/2020). Rappresentanza in giudizioIl comitato può stare in giudizio nella persona del presidente. Se manca una carica formale di presidenza, la rappresentanza spetta a chi occupa la più alta posizione nell'ambito dell'organizzazione (Auricchio, 759). L'art. 41 comma 2, si differenzia, dunque, dall'art. 36 (per le associazioni non riconosciute) poiché non menziona, tra i titolari del potere di rappresentanza, colui che rivesta ruoli di direzione. Le notificazioni ai comitati si fanno nella loro sede, ossia nel luogo ove essi svolgono la loro attività in modo continuativo (Cass. n. 2349/1968). BibliografiaAuricchio, voce Comitati, in Enc. dir., Milano, 1960, 755; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; De Stefanis, Quercia, Enti non profit, Sant'Arcangelo di Romagna, 2014; Di Giovanni F., Le promesse unilaterali, Milano, 2010; Galgano, Trattato di diritto civile, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, I, Milano, 2009; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, Milano, 1957, 239; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Ponzanelli, La nuova disciplina sul riconoscimento della personalità giuridica degli enti del libro primo del codice civile, in Foro it. 2001, V, 46 ss.; Torrente, Manuale di diritto privato, Milano, 1985; Zoppini, Riformato il sistema di riconoscimento delle persone giuridiche, in Corr. giur. 2001, 291 ss. |